La Porta della Cella di Gramsci, collocata in piazza Gramsci a Cagliari
Sabato 3 febbraio 2018 è stata inaugurata, a Cagliari, nel rinnovato spazio di Piazza Gramsci, la grande scultura che lo scultore Pinuccio Sciola realizzò nel 2014 intitolata “La porta della cella di Gramsci”.
Si tratta di una grossa stele di Granito che l’artista di San Sperate ha lavorato con maniacale attenzione, riuscendo a cavar fuori dalla pietra superfici che ricordano la delicatezza della trama dei tappetti della tradizione tessile sarda. E lavorare la pietra, sentirne le potenzialità ma anche la durezza non è la stessa cosa che intrecciare esili fili della lana. Nel primo caso è necessario si avere a disposizione gli attrezzi del mastiere, seghe, martelli e scalpelli, ma soprattutto tanta, tanta sensibilità nell’approcciarsi alle opere e alle idee del più grande intellettuale sardo del novecento.
Il più bel regalo che la campagna ha fatto alla città, ebbe a dire di Gramsci lo storico gallese Eric Hobsbawm.
Sciola ha intessuto il suo personale rapporto con Gramsci con quella poesia che solo i grandi artisti sanno esprimere e lo ha fatto senza dimenticarne le origini sue e di Antonio Gramsci. La sua frequentazione con il mondo del pensatore di Ales è stata lunga e intensa.
Già nel 1977 lo vediamo esporre i suoi Partigiani fucilati (sculture in legno d’ulivo contorto) nel basolato del Piano d’uso collettivo A. Gramsci, che lo scultore Gio Pomodoro ha realizzato ad Ales, paese natale del pensatore sardo. Ma le idee di Gramsci si insinuano intimamente nel modo che ha Sciola di immaginare e fare arte. La sua è un’arte collettiva, presupone un dialogo continuo con un pubblico di non specialisti ed è immaginata per i grandi spazi, non è una ricerca intimistica della pura forma.
Nel 2007 arriva una folgorazione quando il filosofo Giorgio Baratta gli dona un suo libro, “Le rose e i quaderni”, allora edito da Gamberetti, all’inizio e alla fine del volume vengono riprodotte alcune pagine dei Quaderni del carcere, dove Gramsci grattava il pennino e aveva un modo tutto suo di cancellare senza nascondere, con dei tratti che disegnavano sulla scrittura delle griglie regolari. “Ma sono le trame delle mie pietre sonore” gli si è sentito dire. Il dialogo con Baratta, il più fine interprete in Italia del pensiero gramsciano, fu intenso ma breve, a causa della prematura scomparsa del filosofo (20 gennaio 2010).
Ma il seme era stato gettato e non ci volle molto tempo affinchè germogliasse. Nella primavera del 2014 la scultura esce dalla segheria di Decimomannu dove è stata realizzata e viene esposta nel giardino sonoro di San Sperate. Ha due facce, potremmo dire un davanti e un dietro, la prima è tutto un ricamo dalla cui superficie aggetta un liscio quadrato intersecato da linee perpendicolari, si allude chiaramente allo spioncino della porta della cella. Nella seconda faccia lo scultore riproduce la trama delle cancellazioni che Gramsci faceva nelle pagine dei suoi Quaderni. L’opera suscita subito l’interesse del grande fotografo Attila Kleb che ne pubblica una foto suggestiva nella copertina dell’inserto culturale “La lettura” del Corriere della sera. L’immagine fa il giro del mondo e per lo scultore è un susseguirsi di contatti con persone che vogliono conoscere il nuovo lavoro del maestro che fa suonare le pietre. Sciola ha un’idea precisa, vuole collocare l’opera nello spazio antistante il carcere di Turi, dove Gramsci fu ristretto dal luglio del 1928 al novembre del 1933. Per questo nel settembre del 2010 si reca nella cittadina pugliese e prende contatti con gli amministratori insieme ai quali visita la cella di Gramsci.
Le suggestioni sono fortissime ma non si riesce a concretizzare il progetto. L’amarezza è pari solo alla forte determinazione dello scultore di sistemare l’opera in uno spazio pubblico. Merito quindi all’Amministrazione comunale di Cagliari, e alla Fondazione Sardegna che ha finanziato l’operazione, per avere sistemato finalmente la stele nella Piazza Gramsci di Cagliari che così arricchisce il suo paesaggio urbano di un capolavoro che rientra a pieno titolo in quei santuari di arte semplice che in Sardegna ricordano uno dei suoi figli più illustri, quel regalo che la campagna ha fatto alla città di cui parlava Hobsbawm. Infatti lo spazio che Cagliari ha dedicato a Gramsci si colloca bene sulla scia iniziata con l’edificazione del Piano d’uso collettivo di Ales e continuata con l’intervento di un’altra grande artista della Sardegna, Maria Lai, che nel 2007 realizzò la scultura “Il topo e la montagna” sistemata nello spazio aperto della Stazione dell’arte, ad Ulassai, suo paese natale.
C’è da precisare che l’opera e la figura di Gramsci ha in qualche modo interessato e ispirato tanti artisti della sua terra natale, qui ci limiteremmo a ricordare il Grande mausoleo di Costantino Nivola, mai realizzato ma di cui esiste un modellino esposto nel Museo di Orani a lui dedicato. Ma non possiamo dimenticare i tanti artisti che parteciparono alla collettiva, Un passo in più, che si inaugurò nella Stazione dell’arte ad Ulassai il 28 ottobre del 2007, interamente dedicata ad Antonio Gramsci, con opere di Tonino Casula, Leonardo Boscani,Aldo Contini,Angelo Liberati, Antonio Mallus, Alberto Marci,Primo Pantoli, Igino Panzino, Gianfranco Pintus, Rosanna Rossi, Virginia Siddi, Danilo Sini, Alberto Spada e ovviamente Pinuccio Sciola e Maria Lai. Dei lavori di Manu Invisible a Massimo Spiga ne abbiamo parlato recentemente in questo sito. Ciò che va sottolineato è che la figura di Gramsci ha ispirato la tensione politica di molti artisti e per una parte importante dell’arte sarda del secondo novecento, il rapporto con il pensiero di Gramsci è stato fondamentale per capire le specificità della storia e della cultura isolana, entro la quale si trovavano ad agire ed interagire.
Giorgio Serra
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